Federica Bosco, Non dimenticarlo mai”, Garzanti

Giulia è una giornalista di costume in una rivista di grido, con una vita scandita da mille impegni, scadenze, conferenze stampa e aperitivi. La mattina del suo quarantanovesimo compleanno è seduta come sempre sullo sgabello di cucina a bere il suo caffè, e mentre è lì che contempla la nebbia dell’inverno milanese, improvvisamente avverte la consapevolezza lucida e precisa che la sua esistenza non ha un senso. Un compagno da quattro anni, Massimo, anch’egli giornalista con cui condivide la forte propensione all’indipendenza, una madre giocatrice incallita dalla personalità crudele e affascinante, qualche amica con cui condividere sfilate e pettegolezzi, un fratellastro amatissimo, un padre artista e sognatore… questo è tutto. Avverte un impellente desiderio di maternità mai provato prima, giunto molto oltre i tempi supplementari, che ora le sembra l’unica ragione di vita. E, nonostante Massimo si riveli un partner capriccioso e incostante, che la porta un giorno in un paradiso di mille premure e quello dopo nell’inferno dell’indifferenza più assoluta facendola sentire ancora più sola, Giulia si imbarca in un viaggio alla ricerca della maternità, quasi senza alleati, con tenacia e ostinazione.

Alternando ironia e malinconia col suo stile inconfondibile, Federica Bosco ci trascina in un crescendo di emozioni e colpi di scena raccontando una storia in cui tutti possiamo riconoscerci, perché per tutti arriva quel momento in cui la vita ti porta a fare un bilancio seduto sullo sgabello di cucina, fra scelte, rimorsi e rimpianti e non è mai troppo tardi per prendere una decisione folle, se è quella che ti può rendere felice.

Biografia

Federica Bosco, scrittrice e sceneggiatrice, ha al suo attivo una ricca produzione di romanzi e vari manuali di self-help. È stata finalista al premio Bancarella 2012 e il suo romanzo Pazze di me è diventato un film diretto da Fausto Brizzi. Con Garzanti ha pubblicato anche Ci vediamo un giorno di questi (2017), Il nostro momento imperfetto (2018) e Non perdiamoci di vista (2019).

 
Paolo Milone, L’arte di legare le persone”, Einaudi

Spesso parliamo dei medici come di eroi, martiri, vittime… Fuori da ogni retorica, in realtà sappiamo che sono soprattutto uomini e donne esposti al male. Appassionati e fragili, fallibili, mortali.

Paolo Milone ha lavorato per quarant’anni in Psichiatria d’urgenza, e ci racconta esattamente questo, in un modo nudo, diretto e pungente, senza sconti. Con grande capacità descrittiva (e narrativa) ci accompagna tra le stanze del Reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianità, umana, troppo umana, di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte.

Il risultato è questo libro, denso di pagine irregolari, a volte anche divertenti, in cui il lettore scopre lo sgomento e l’impotenza, la curiosità, la passione e l’esasperazione che colleziona chiunque abbia scelto di «guardare l’abisso con gli occhi degli altri».

Biografia

Paolo Milone, psichiatra, è nato a Genova nel 1954. Ha lavorato in un Centro Salute Mentale e poi in un reparto ospedaliero di Psichiatria d’urgenza. Questo è il suo primo libro.