Il Premio “Pagine di Passione” affonda le sue origini in un connubio singolare e per certi versi ancora inesplorato tra un territorio – quello di un piccolo e affascinante borgo dell’Irpinia – e un’anima, quella di uno dei più grandi narratori italiani, Giovanni Verga: uno scrittore moderno, che ha trovato in quelle ambientazioni spunto per indagare su temi quanto mai attuali: quelli delle passioni umane, della felicità e infelicità domestica, dei sogni nutriti e poi infranti.

Fu proprio ad Altavilla Irpina, infatti, che il maestro del verismo scelse di ambientare il suo romanzo “Il marito di Elena”, in cui l’universo delle passioni è descritto magistralmente.

In un’epoca segnata da continui episodi di femminicidi e di violenza sulle donne, questo tema torna quanto mai attuale e appare estremamente importante valorizzare e divulgare le opere che affrontano nelle loro pagine i controversi e seducenti meccanismi delle passioni umane.

Il Premio “Pagine di Passione” , dunque, vuole offrire un riconoscimento di valore a scrittori e scrittrici contemporanei che contribuiscono ad esplorare, attraverso la scrittura e il racconto, l’immenso e delicato tema dei rapporti umani, perché scrivere in qualche modo e raccontare realizza anche il sogno di ogni uomo e ogni donna, che è quello di vincere, usando l’innocua ma raffinata  potenza delle parole, l’inguaribile guerra contro i gesti d’odio, contro la violenza nascosta talvolta nei silenzi, contro l’umiliazione delle parole e la prepotenza del pensiero.


Il marito di Elena

Opera nodale tra i Malavoglia e Mastro don Gesualdo, Il marito di Elena indaga il multiforme volto delle passioni che attanagliano il nostro tempo: il ruolo della famiglia, le differenze sociali e la violenza contro le donne. Il romanzo fu pubblicato da Treves nel 1882, subito dopo la delusione per l’insuccesso dei Malavoglia, quasi come rivalsa o risarcimento per l’editore. Questo romanzo, che sviluppa la sua trama sul confronto tra la frivola mondanità cittadina di una Napoli borghese e la solidità di valori del mondo rurale di Altavilla Irpina, è un classico esempio della scrittura bifronte di Giovanni Verga, sospesa perennemente tra realismo rusticano e psicologismo intimista, con relative cifre stilistiche: simulazione narrativa dell’oralità “popolare” e della conversazione salottiera.

Il protagonista della vicenda, Cesare, è un giovane di origini contatine che, compiuti gli studi in legge a Napoli, sposa Elena, vivace donna di città e amante della mondanità. Il romanzo descrive il contrasto  tra i due mondi che si riflettono all’interno della coppia – causa di una progressiva e sempre più evidente incompatibilità dei due protagonisti – che porterà l’uomo, combattuto tra l’amore e i valori della società da cui proviene, ad un tragico epilogo.